Olimpiadi: magica Battocletti, è in finale!

30 Luglio 2021

A Tokyo la 21enne è fantastica: si migliora fino a 14:55.83 nei 5000 metri, è terza in batteria a braccetto con Tsegay e Obiri e vola tra le grandi. Crippa 11esimo nei 10.000 (oro Barega), out staffetta mista e Derkach

L’undicesimo posto di Yeman Crippa nella finale dei 10.000 metri con 27:53.58 (oro all’etiope Barega) ma soprattutto la splendida qualificazione in finale di Nadia Battocletti nei 5000. Alle Olimpiadi di Tokyo, nella sessione pomeridiana della prima giornata, ci sono i mezzofondisti trentini in primo piano. Ed è Nadia, ventuno anni, grandioso crono di 14:55.83, a realizzare il vero capolavoro, firmando il terzo posto nella seconda batteria (a braccetto con le big Tsegay e Obiri) e l’undicesimo crono complessivo: lunedì la finalissima. Fuori, purtroppo, la staffetta 4x400 mista azzurra (record italiano 3:13.51) e la triplista Dariya Derkach (13,90/+0.3).

di Marco Sicari e Nazareno Orlandi

Straordinaria, magica Nadia Battocletti. Una personalità da grande, un talento maestoso, a soli 21 anni. La mezzofondista trentina si qualifica per la finale olimpica dei 5000 metri a Tokyo, fianco a fianco con le migliori al mondo, firmando il primato personale di 14:55.83, che è anche la cifra della migliore prestazione italiana U23 e il suo secondo blitz sotto i quindici minuti dopo il 14:58.73 di Nizza nel mese di giugno. Con una prova di estrema maturità e carattere, dosa alla perfezione le energie, sfodera un ultimo giro sopraffino (poco più di 60 secondi, ultimo km in 2:43) e in rimonta sul rettilineo finale coglie il terzo posto in batteria (e quindi la qualificazione diretta), a braccetto con due fuoriclasse della specialità come l’etiope Gudaf Tsegay (14:55.74) e la keniana Hellen Obiri (14:55.77). Già dopo la prima batteria (con dieci atlete sotto i 15 minuti, da lì tutti i crono di recupero) c’era la certezza di dover correre forte, fortissimo, nella seconda. Così è stato per l’azzurra. Svetta Sifan Hassan (Olanda) con il suo 14:47.89. Undicesimo tempo complessivo per Nadia, un palmarès giovanile incredibile, con due ori europei U20 nel cross e il fresco titolo europeo U23 nei 5000 a Tallinn. Ma da oggi, dalla serata giapponese, si sbarca definitivamente nel mondo dell’atletica che conta. E lunedì alle 14.40 italiane, in finale, c’è soltanto da divertirsi.

''Nei primi tre chilometri - racconta la trentina - il ritmo era tale da consentirmi di pensare. Le vedevo salire, rallentare, spintonarsi, poi nel finale ho pensato: mi butto, quel che viene, viene. Ai duecento ho pensato di partire, lì ho capito che avrei potuto giocare le mie carte in volata. Ed è andata bene. Cosa aspettarsi da me in finale? E' la mia prima esperienza in campo internazionale, credo sia già tantissimo quello che ho fatto oggi, ma voglio migliorarmi ancora. Ovviamente ci deve essere il giorno giusto, la testa giusta, e soprattutto le gambe. Ce la metterò tutta, rimarrò attaccata fino alla fine, cercherò di sprintare, sapendo che correrò contro delle aliene, atlete che fanno 40 secondi meno di me. Ho ancora 21 anni, sto crescendo, non sento nessuna aspettativa, anche se sì, oggi sento queste atlete molto più vicine, perlomeno in questo tipo di gare". Obiri, Tsegay, Battocletti. L'ordine d'arrivo sul tabellone è ancora negli occhi di tutto il clan azzurro. Anche Nadia ci riflette su. "Da brividi, pelle d'oca. Le vedevo correre in TV a Londra, a Rio, fin da piccolina, mi chiedevo: come fanno? Negli ultimi giri pensavo a quando le vedevo tutte in fila. Ora sono con loro". Uno sguardo indietro: Roberta Brunet (Atlanta '96, e fu addirittura bronzo) ed Elena Romagnolo (Londra 2012), le due precedenti finaliste azzurre nei 5000. E a proposito di Brunet, il record italiano di 14:44.50, da oggi, è meno lontano per una Nadia senza limiti.

Non il piazzamento che cercava, e questo è fuori discussione. Nemmeno il tempo che voleva (27:54.05) ma su quello influisce lo svolgimento (lento) della gara. Yeman Crippa è undicesimo nella finale dei 10.000 metri, il secondo degli europei (il francese Amdouni decimo in 27:53.58). È la gara che assegna il primo oro dell’Olimpiade per l’atletica: la prima a muovere il medagliere è l’Etiopia grazie a Selemon Barega (27:43.22), l’Uganda conquista argento e bronzo con il primatista del mondo Joshua Cheptegei (27:43.63) e Jacob Kiplimo (27:43.88). Il copione racconta di una finale che si sviluppa su ritmi decisamente blandi, nient’affatto tirati. Prevale la tattica almeno fino ai due giri conclusivi quando cominciano le scorribande dei più forti. È proprio lì, sul cambio di passo, che il trentino soffre e non riesce a restare incollato al gruppone dei super big, dopo una condotta attenta, sempre sulla scia dei migliori. "Mi aspettavo tutta un'altra gara - il commento dell'azzurro nel dopo corsa - una prova da 27 minuti, o anche sotto, e invece è venuta fuori una corsa a strappi, molto tattica. Ai 5000 ho capito che l'obiettivo del record italiano era andato, e ho provato a concentrarmi sul piazzamento, ma si sono susseguiti troppi cambi di ritmo, e ora, a posteriori, dico che avrei probabilmente dovuto cercare di rimanere costante sul ritmo. Peccato, è l'unica cosa che posso dire, sarà tutta esperienza per il futuro. Cercherò di dare tutto nei 5000, tra qualche giorno.

Se penso ai ragazzi che mi sono arrivati davanti, credo che anche loro abbiano vissuto momenti come questo, forse anche peggiori. Spero che arrivi anche per me l'occasione giusta".

Peccato. Davvero. Anche perché la temporanea squalifica degli Stati Uniti nella prima batteria (poi riammessi, così come la Repubblica Dominicana - aggiornamento ore 18.30) aveva aperto scenari interessanti, tutti da esplorare. C’è il record italiano (3:13.51), okay, ma non basta per la staffetta 4x400 mista azzurra, al debutto olimpico. Non è sufficiente per la finale. Edoardo Scotti, Alice Mangione, Rebecca Borga e Vladimir Aceti chiudono al quinto posto nel round iniziale, quando invece per entrare era necessario rimanere tra i primi tre. E nemmeno i tempi di ripescaggio premiano il quartetto azzurro, che inizialmente risulta il primo degli esclusi, nono tempo complessivo, poi diventa undicesimo alla luce delle due riammissioni. La batteria più veloce è proprio la seconda, quella con gli azzurri. Purtroppo però, dopo una buona frazione iniziale di Scotti, si allarga il gap tra l’Italia e le quattro staffette di testa, divario che diventa incolmabile col passare delle frazioni. Gli split ufficiali: Scotti 45.59, Mangione 50.69, Borga 51.88, Aceti 45.35. Polonia al comando con il record europeo (3:10.44), a seguire Olanda (3:10.69), Giamaica (3:11.76) e Gran Bretagna (3:11.95). Due di queste fanno meglio dei riscontri della prima batteria, guidata dagli Usa in 3:11.39. "La gara è stata interessante - dice Edoardo Scotti - è venuto il record italiano, anche se, certo, non fa piacere rimanere fuori dalla finale". "Peccato per la finale mancata - le parole di Alice Mangione - il passaggio del turno era alla nostra portata, anche se non scontato, ma tutti hanno corso fortissimo". "Siamo un gruppo molto unito - il comento di Rebecca Borga - credo che useremo questa esperienza per le prossime gare". "Io invece credo che un nono posto ai Giochi (poi diventato undicesimo, ndr), con record italiano, non si debba buttare via - il commento dell'ultimo frazionista, Vladimir Aceti -  sono abbastanza soddisfatto".

Fuori anche Dariya Derkach. Ci prova, la salernitana, quest’anno a 14,47 nel triplo. A Tokyo, in qualificazione, le sfuggono i quattordici metri e non può bastare il 13,90 (+0.3) del terzo turno, dopo un 13,69 (+0.4) e un 13,73 (+0.5) nei primi due ingressi in pedana. Ventunesima misura complessiva (salta 14,21 la dodicesima e ultima qualificata, la finlandese Makela), nel riepilogo guidato dalla favoritissima venezuelana Yulimar Rojas (14,77/-0.2).

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La 4x400 mista (foto Colombo/FIDAL)


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